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Sentiero Pian d'le Masche

Sentiero Pian d'le Masche

Percorso non privo di difficoltà, data la lunghezza complessiva, che percorre antiche mulattiere tra prati e fitti boschi.

Comune: Ala di Stura
Zona: Valle d'Ala
Località di partenza: Martassina (1209 m)
Località di arrivo: Ala di Stura (1075 m)
Difficoltà: E (Escursionistico)
Tempo di percorrenza: 3 h 30 min
Segnavia: 236 + 236B + 238 + 238A + 240
Periodo consigliato: Marzo - Novembre
Dislivello in salita: 640 m
Dislivello in discesa: 770 m

 

Capriolo

Itinerario:

Salire al Laietto (1519 m) per la strada sterrata, poco oltre il Santuario di Martassina e avviarsi per il sentiero diretto all’alpeggio La Tea (1520 m); il percorso transita a monte delle baite, continua nel bosco, e, con qualche saliscendi, sbuca nel pianoro di Pian Fè (1489 m). Procedere seguendo la traccia che si infila nella boscaglia; poco più avanti si incontrano i ruderi dell’Alpe Picot (1503 m), si passano due piccoli ruscelli e quindi ci si abbassa di un centinaio di metri fino ad una piccola radura. Da qui, in circa venti minuti, si raggiunge Pian d’Attia (1382 m). Costeggiare i prati a valle delle baite e, ignorata la strada sterrata per Ala di Stura. Continuare diritto imboccando il sentiero che si addentra nella vegetazione; guadare un piccolo rio e proseguire in leggera discesa verso le costruzioni di Cà Boin (1246 m). Dalle case scendere per il sentiero fino alla via Pian del Tetto; attraversare la strada asfaltata e servirsi della bella mulattiera che ha inizio sul lato opposto per arrivare alla Piazza Centrale di Ala di Stura.

La radura di Pian Fè

 

La storia di Pian Fè e del Pian d'le Masche

In tutto l’arco alpino occidentale sono presenti diverse località chiamate Pian Fè o Pian d'le Masche, il cui significato è Piano delle Fate o Piano delle Streghe, e la cui origine è da ricercare nelle numerose credenze popolari piemontesi che abbondano di masche, le donne, apparentemente normali ma dotate di facoltà sovrannaturali tramandate da madre in figlia o da nonna a nipote.
Nel caso della soleggiata e ampia radura situata a monte dell’abitato di Ala di Stura, si è soliti attribuire la provenienza del nome alla leggenda che racconta la storia di un ragazzo di bassa valle innamoratosi di una fanciulla del posto. Dopo essersi fidanzati, la giovine impose una regola al suo amato: lui non doveva andarla a trovare il venerdì. Benchè non gli avesse fornito alcuna spiegazione, per un po’ di tempo il giovane rispettò il dettame. Poi, incuriositosi, un venerdì sera decise di contravvenire alla disposizione ricevuta e si recò da lei.

Alpe Pian Fè

Giunto nei pressi dell’abitazione sbirciò dalla finestra e la scorse che si preparava per andare a letto. La ragazza si lavò le mani, poi si unse alcune parti del corpo con una strana crema, indossò una camicia da notte bianca, si sedette su una sedia a dondolo e, dopo essersi lasciata oscillare per alcuni istanti, svanì nel nulla. Il fidanzato rimase senza fiato per lo stupore. Dopo essersi ripreso, entrò nella stanza e ripetè le stesse azioni osservate di nascosto poco prima. Sparì anche lui. D’improvviso si ritrovò al Pian dle Masche, una radura nei pressi di Pian Fè, dove vide un grande fuoco al centro del prato attorno al quale la sua bella danzava con altre giovani fanciulle della valle; fissando attentamente lo spettacolo che si presentava ai suoi occhi, notò che con loro c’era una figura con le sembianze del diavolo.
Il ragazzo spaventato cercò di fuggire e ritornare verso casa, ma ci mise tutta la notte perché le radici e i rami degli alberi lo trattenevano rallentandone il passo, più lui cercava di correre, più loro cercavano di bloccarlo. Da quella sera il ragazzo non andò mai più a far visita alla sua morosa di venerdì. La leggenda appena narrata, insieme a tanti altri racconti valligiani, rivive nel film Ego sum Stria (2007) del regista Pier Carlo Sala che proprio sulla spianata di Pian d'le Masche ambienta la danza delle giovinette attorno al fuoco.

Mappa del percorso