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Comunicazione tra due
livelli di gallerie

La miniera di talco dell'Alpe Brunetta è uno degli esempi, sempre più numerosi, di valorizzazione dell'importante patrimonio che l'attività mineraria, ormai quasi scomparsa nel nostro paese, ha lasciato in molte aree, specie in quelle montane.
Si tratta di un'iniziativa di recupero voluta e curata dalla sezione del CAI di Lanzo Torinese fin dal 1997, anno in cui è stato inaugurato un vero e proprio museo di archeologia industriale presso il sito minerario in disuso.
La miniera si trova a 1580 metri di quota sui monti sopra Cantoira, comune della piemontese Val Grande di Lanzo, a 50 chilometri circa da Torino.
É un piccolo impianto isolato, immerso nel fantastico scenario dell'impervo vallone di Brissout, ricoperto da una vegetazione lussureggiante e racchiuso tra picchi  scoscesi sullo sfondo della Punta Marsé (2317 m), ai margini del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
La particolarità di questo impianto, scelto espressamente dal CAI in quanto il più indicato per un progetto di valorizzazione, consiste nel fatto che, pur nella sua estensione limitata, è caratterizzato da tutta una serie di infrastrutture tipiche di ogni sito minerario di una certa importanza.
Nella bassa Val di Lanzo tra Ottocento e Novecento vi erano numerosi, anche se modesti, giacimenti di talco.
Le coltivazioni minerarie sopra Vru di Cantoira sono iniziate nei primi anni del Novecento: si tratta delle cave di Cugni, dei Rivet e dell'Alpe Brunetta, tutte a quota 1600-1700 metri.
Tra queste quella presso l'Alpe Brunetta è la più interessante e caratteristica.
La struttura complessiva dell'impianto che oggi si può visitare appartiene in gran parte alle ultime trasformazioni che risalgono agli anni '40, quando la proprietà passa dalla ditta Juvenal alla ditta Possio.

Stabilimento e piazzale
della miniera

La coltivazione del giacimento, a quota 1580 metri, avveniva in sotterraneo: si trova dunque una galleria principale (in termini tecnici di carreggio) da cui partono alcuni rami laterali che conducono ai rispettivi fronti di scavo per uno sviluppo complessivo di circa 400 metri.
La galleria principale è percorsa per intero da una decauville a scartamento 500 mm e trazione elettrica che collega la zona della coltivazione mineraria ai vicini stabilimenti.
Il parco rotabili è costituito da un piccolo locomotore ad accumulatori e da sei vagoncini a cassone ribaltabile.
Al termine della ferrovia si trova un piccolo piazzale ospitante un edificio in muratura (lo stabilimento) ripartito in tre settori: sala macchine (compressori, generatori, officina e magazzino); rimessa per locomotiva, sala minatori, utilizzata un tempo come alloggio diurno e ripostiglio.

Inquadramento geologico

Le Valli di Lanzo sono formate da tre vallate principali, dette rispettivamente di Viù, di Ala e Val Grande.

Dormitorio dei minatori

Le prime due presentano quasi la stessa costituzione geologica, cioè rientrano nella zona delle cosiddette "pietre verdi". La parte inferiore della Val Grande, da Ceres a Chialamberto, presenta una costituzione litologica analoga a quella indicata per le altre due valli, invece da Chialamberto e per tutta la parte alta della valle si sviluppa lo gneiss, ora nettamente scistoso ora granulare, generalmente in grandi banchi.
Nella parte più alta delle tre vallate, presso il confine italo-francese, si estendono masse glaciali persistenti abbastanza estese.
Infine, allo sbocco delle valli, affiorano rocce appartenenti al cosiddetto Massiccio ultrabasico di Lanzo.
Le rocce che compongono le Valli sono tutte rocce metamorfiche, derivate da materiale di origine sedimentaria ed eruttiva. Come si può osservare sulle carte geologiche, le pietre verdi qui formano uno degli areali di affioramento più estesi e caratteristici delle Alpi Occidentali.

Locomotore

Sulla carta geologica questo tipo di rocce sono semplicemente distinte in: prasiniti e anfiboliti, serpentini e serpentinoscisti, peridotiti.
Le prasiniti sono rocce a contenuto di silice relativamente basso (basiche), quasi sempre scistose e sono di colore grigio-verdastro.
Le serpentiniti e i serpentinoscisti sono rocce di durezza superiore alle precedenti, ricche di ossidi di ferro e, soprattutto, di magnesio. In queste Valli sono generalmente molto dure, compatte e resistenti agli agenti esterni. Le serpentiniti sono conosciute per le mineralizzazioni contenute, in particolare, sono stati ricercati e sfruttati i filoni di talco.
Tutta la porzione delle Valli a est della linea immaginaria che collega il monte Arpone, la frazione Fubine di Viù e l'Uia di Calcante è costituita da serpentiniti, al cui interno si inserisce la formazione del Massiccio ultrabasico di Lanzo, che termina a cuneo sul monte di Sant'Ignazio.
Le peridotiti costituiscono una famiglia di rocce estremamente povere in silice (dette ultrabasiche) per totale assenza di minerali acidi, come ad esempio il quarzo. Internamente sono di colore variabile tra il grigio e il verde scuro. In tali rocce predomina l'olivina, detta un tempo peridoto, dal quale deriva il nome di peridotiti. L'olivina, in particolare, è facilmente degradabile per cui la roccia si fessura agevolando l'azione del gelo che ne provoca la scomposizione in grossi blocchi.
Nelle pietre verdi sono frequenti i filoni di rocce diverse, appartenenti allo stesso gruppo. Due di queste rocce hanno avuto impieghi nei tempi passati. La prima, costituita essenzialmente da granati immersi in una matrice micaceo-talcosa, veniva utilizzata per fabbricare pietre da macina per i mulini ad acqua, un tempo presenti in ogni borgo.
La seconda varietà è la pietra ollare, di colore dal verde-grigio al verde scuro, composta da minute scaglie che rendono la roccia tenera e friabile.
Quando tale roccia si presenta pura e compatta è facilmente lavorabile per ricavarne oggetti di uso domestico: pentole e suppellettili vari.

Aspetto geologico della Val Grande

L'arrivo della teleferica a
Villa di Cantoira

Osservando la carta geologica generale si nota che buona parte della Val Grande, a monte di Chialamberto, è formata dalle propaggini meridionali del Massiccio del Gran Paradiso, in cui predomina lo gneiss. Questa formazione gneissica è avvolta da una fascia di calcescisti inglobanti pietre verdi, specialmente prasinitiche ed assai meno frequentemente serpentinose. Queste abbondano di più verso l'esterno delle Valli. In particolare in mezzo alla grande zona gneissica di Pessinetto-Tortore a sud e di Chiaves-Monastero a nord, si trova una formazione essenzialmente serpentinosa.
Nella sua parte esterna, nella vicinanze di Monastero, la roccia diventa localmente talcosa. Nello gneiss, invece, assumono particolare rilevanza le varietà scistose. Gli scisti presentano facile divisibilità in lastre sottili e sono il litotipo predominante nella valle. In particolare proprio gli gneiss si prestano bene ad essere divisi in lastre che, a seconda dello spessore, servirono a ricavare pietre da costruzione e le caratteristiche lose per la copertura dei tetti.

Il piazzale della miniera

Ormai non vi sono più cave attive nella valle ed entrambe vengono importate da altre zone.
La varia geologia della zona ha fatto si che nei secoli passati siano state attive miniere di vario tipo: dalle miniere di ferro, a quelle di talco, grafite, calce. In quantità inferiori si sono estratti vari altri metalli tra cui rame, argento e oro, anche se quest'ultimo è più legato a leggenda che a realtà. Si può tranquillamente affermare che ogni vallata ha avuto le sue miniere o le sue cave, anche se a volte di importanza solo locale.
Sullo spartiacque tra la Val Grande e la Val d'Ala si alternano tutte le formazioni rocciose presenti nelle Valli di Lanzo. Questo aspetto evidenzia che le rocce presenti nelle Valli non hanno una distribuzione così netta come sinteticamente è stato riportato, ma specialmente in posizione di contatto tra le varie unità, sia gli gneiss sia le pietre verdi passano a fasce intermedie o forme litologiche affini quali, ad esempio, micascisti e quarziti. La miniera Brunetta rientra in questo caso, infatti si trova nella zona di contatto fra gli gneiss e i micascisti, dove si hanno le maggiori mineralizzazioni a talco.


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