Sentiero dei Pellegrini
Inizio percorso
La parola "pellegrino" ha di per sé un significato ampio, a volte è usata nell’accezione di "straniero", altre volte nel senso di viandante, come colui che compie un viaggio verso un luogo sconosciuto o verso una meta precisa. Seguendo il SENTIERO DEI PELLEGRINI di Gisola e Sant’Ignazio, si cammina lungo le vie percorse dagli innumerevoli fedeli che, nei secoli, sono giunti fin qui per onorare i nostri Santi: alcuni per venerare la reliquia costituita da un osso della testa di San Giacomo, altri per sciogliere i numerosi voti fatti a Sant’Ignazio di Loyola (invocato contro i lupi, le epidemie, le carestie, etc.). Il percorso si snoda per circa 8 Km lungo le pendici di Punta Serena, fino al Monte Bastia, toccando alcune località di interesse turistico, storico e naturalistico del Comune di Pessinetto.
Profilo altimetrico
Dati tecnici sentiero
Luogo di partenza: Stazione di Losa, frazione di Pessinetto.
Lunghezza sentiero: 8000 metri.
Dislivello in salita/discesa: 400 m circa.
Tempo di percorrenza: 3 ore
Descrizione itinerario
Pilone votivo sul sentiero tra
Costa e Gisola
Parcheggiata l'auto nei pressi della stazione ferroviaria di Losa, frazione di Pessinetto, prendere la scalinata che parte proprio davanti alla stazione. In pochi minuti si raggiunge la borgata Preus; sempre seguendo i segnavia bianco/rossi, in circa 10 minuti, si arriva a "I Frutè", borgata di Pessinetto Fuori, dove si incontra l'asfalto. Svoltare a sinistra seguendo la strada asfaltata e, dopo circa 200 metri, prendere la scalinata sulla destra (indicazioni e presenza di una bacheca) che in pochi minuti ci permette di raggiungere la borgata Costa. Sempre guidati dalla segnaletica bianco/rossa si sorpassa la Chiesetta di San Giuseppe e si continua sul sentiero che, toccando la borgata Vernai, porta a Gisola dove si incontra nuovamente l'asfalto. Svoltare a sinistra, in salita, procedere su strada asfaltata per circa 100 metri; a destra si trova una scalinata (indicata) che conduce alla chiesa di Gisola. Sulla destra della chiesa inizia il sentiero che conduce alla frazione Tortore; da qui, sempre seguendo i segni bianco/rossi, in pochi minuti si scende sulla sottostante borgata di Sant'Ignazio, sovrastata dall'omonimo Santuario che merita una piccola deviazione per la sua visita. Per la discesa prendere il sentiero, indicato da segnaletica verticale, che parte proprio davanti all'unico locale bar/ristorante della borgata. Procedendo prima quasi in piano e poi in ripida discesa, si incontra il sentiero che sale da Margaula, frazione di Lanzo. Svoltare a sinistra e in poco tempo si arriva su una strada sterrata che, svoltando a destra, ci riporta a Gisola. Imboccare a ritroso il sentiero percorso durante la salita sino a una deviazione sulla sinistra (indicata) che, in pochi minuti, ci porta sulla strada asfaltata nei pressi di Pessinetto Fuori. Seguire l'asfalto in discesa sino ad incontrare, sulla sinistra, il sentiero percorso in salita che ci riporta alla stazione di Losa dove si chiude l'anello.
Cappella di San Giuseppe alla frazione Costa
Cappella di San Giuseppe
Non si hanno notizie certe riguardo l’anno di costruzione della Cappella di San Giuseppe, ma in via approssimativa è lecito supporre che essa sia stata eretta entro la seconda metà del secolo XVIII. Le uniche informazioni indiscusse, si trovano sul Libro dei Conti della Parrocchia di Gisola e riguardano una “gande colletta fatta per i lavori di restauro della Cappella nel 1875”e la nomina a Priore di un certo “Bioletti Ignazio fu Giuseppe” nel 1790. La cappella della borgata Costa, è stata incorporata alla vicina parrocchia di Pessinetto Fuori soltanto nel 1958, in seguito ad una regolare richiesta all’Arcivescovo di Torino avviata dai Fratelli delle Scuole Cristiane ivi soggiornanti nel periodo estivo, e rmata da tutti i Frazionisti. All’interno si può ammirare la “Via Crucis” eretta il 25 maggio 1887 dal Padre Costantino Ferreri, Minore Riformato, per richiesta di D. Durando Filippo, Economo di Gisola. La festa di San Giuseppe si tiene il sabato più prossimo al 19 marzo, nel quale viene celebrata la S. Messa all’interno della Cappella.
Frazione Gisola
Chiesa di Gisola
La storia di Gisola si sposa inesorabilmente con le vicende che hanno caratterizzato le Valli di Lanzo. Il documento più antico ritrovato, al presente, negli archivi risulta essere quello del 2 agosto 1286 in cui i monaci di San Mauro davano delega al loro abate Raimondo di attare, per ventinove anni, al marchese Guglielmo VII di Monferrato i possedimenti del monastero situati nelle Valli di Lanzo. Inoltre Gisola viene spesso citata dagli storici delle vallate lanzesi per l’origine antichissima della Parrocchia. Dalla visita pastorale del 1547 relativa a Gisola, apprendiamo che un’insigne reliquia del corpo dell’apostolo Giacomo di Zebedeo era conservata all’interno di una piccola urna di legno posta nell’altare. Tant’è che nelle Memorie antiche di Lanzo e Valli del Periolatto del 1749 si fa cenno al grandissimo numero di pellegrini che facevano tappa a Gisola per venerare la reliquia. La leggenda vuole anche che al principio del Settecento si vericasse “il gran miracolo di S. Giacomo in Gisola”, per il quale due carcerati, ingiustamente condannati, sarebbero stati sciolti dalle catene per prodigio di S. Giacomo onde, come ex voto, portarono le loro catene a Gisola. La storia della Chiesa di San Giacomo Maggiore di Gisola si sposa inesorabilmente con quella di San Martino Vescovo di Mezzenile, e racconta di liti, attriti, rivendicazioni secolari tra la borgata di Gisola e il Capoluogo di Mezzenile. Si dovrà attendere il 19 settembre 1769 per vedere la ne di queste secolari incomprensioni, quando l’Arcivescovo di Torino, Rorengo di Rorà, erigerà Gisola ad assoluta e indipendente Parrocchia. L’attuale Parrocchiale di Gisola risale al 1861, quando su suggerimento del Teologo Federico Albert si decise la riedificazione di una nuova chiesa, in sostituzione dell’antica struttura, ormai pericolante.
Santuario di Sant'Ignazio
Santuario di Sant'Ignazio
Dall’alto della vetta del Monte Bastia, a 931 metri di quota, il complesso del santuario di Sant’Ignazio di Loyola domina con la sua imponente mole l’accesso alle tre valli di Lanzo: Viù, Ala e Grande. La prima cappella del santuario venne costruita negli anni tra il 1628 e il 1635 e alla sua origine vi sono alcuni eventi ritenuti miracolosi. Si racconta che nel 1626 la zona venne infestata dai lupi che seminarono il terrore sbranando alcuni animali e addirittura dei bambini, venne invocato sant’Ignazio e in suo onore si eettuarono novene e funzioni religiose, i lupi abbandonarono la zona e salirono verso i territori più elevati e i contadini locali in segno di ringraziamento decisero di imporre il nome del santo ai loro primogeniti e promisero di costruire una chiesa sul Monte Bastia. Ben presto la chiesa risultò troppo piccola per accogliere tutti i pellegrini, allora gli abitanti del luogo nel 1673 donarono la punta del Monte Bastia ai Gesuiti, duciosi che vi avrebbero costruito un edicio più grande in onore del santo fondatore del loro ordine. Così avvenne. Fu fabbricata una grande chiesa a croce greca in fondo alla quale si può ancora vedere oggi la vetta del monte che si innalza per quasi cinque metri. Nel 1773 venne abolita la Compagnia di Gesù e il santuario venne trasferito alla Diocesi di Torino che lo trasformò in una grande casa per esercizi spirituali. Nel XIX secolo vi furono lavori di adattamento e attorno alla chiesa venne costruita la grande casa che ospitò negli anni migliaia di religiosi, tra questi vi transitarono anche molti noti santi e beati del clero piemontese: Giuseppe Cafasso, Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, Giuseppe Allamano, Giacomo Alberione e tanti altri. All’interno del santuario si trovano numerose opere d’arte. Sulla roccia, che rappresenta la vetta del Monte Bastia si trova il gruppo statuario dell’apparizione di Sant’Ignazio, in una cappella laterale sono conservati preziosi ex-voto datati dal Settecento in poi che testimoniano la grande devozione dei fedeli che si recavano a Sant’Ignazio. Molti salivano a piedi al santuario percorrendo in ginocchio la lunga scalinata, poi compivano la novena grande facendo nove giri attorno alla chiesa e la novena piccola che si volgeva attorno alla roccia, erano queste le occasioni in cui i devoti si rivolgevano al santo per chiedere le grazie.
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I sentieri dimenticati
Eremo di Lanzo Torinese
Sentiero dei Frati
Da anni il CAI Lanzo è impegnato al recupero degli antichi sentieri, molti dei quali sono stati dimenticati e solamente i vecchi abitanti del luogo li ricordano. Quello che ci accingiamo a descrivere è un antico sentiero utilizzato dai frati che abitavano nel convento dell’Eremo di Lanzo, un percorso che dall’Eremo raggiunge Case Gisolo, quasi al confine con il comune di Coassolo; il sentiero principale (426A) è ancora ben transitabile perché usato da molti biker per le loro escursioni; la variante (426AV1), che permette di percorrere un'anello attorno al parco dell'Eremo, era stata invece completamente abbandonata e invasa dalla vegetazione; recentemente ripulita dai volontari del CAI Lanzo è adesso anche lei facilmente transitabile. Ancora oggi, in tutto il suo tragitto, sono ancora ben visibili le tracce del vecchio canale costruito per portare l’acqua al convento. Il sentiero parte a fianco della vecchia chiesa del convento, si inoltra nel bosco di latifoglie, costeggia un tratto del vecchio muro di recinzione del parco dell’Eremo e, in leggera pendenza, prosegue sino ad incontrare un primo pilone votivo a base triangolare. Continua, sempre nel bosco, attraversa la strada asfaltata che dalla borgata Oviglia conduce a Case Fua e incontra un secondo pilone votivo. Ancora un tratto di sentiero, sempre pianeggiante, e si arriva su una strada sterrata che in pochi minuti porta a Case Gisolo e, subito dopo, sulla strada che da Lanzo sale a San Pietro di Coassolo.
Profilo altimetrico sentiero principale (426A)
Dati tecnici sentiero principale (426A)
Luogo di partenza: Eremo di Lanzo Torinese.
Lunghezza sentiero: 1900 metri.
Dislivello in salita: 90 m circa.
Tempo di percorrenza: 30 min.
Profilo altimetrico variante (426AV1)
Dati tecnici variante (426AV1)
Luogo di partenza: Eremo di Lanzo Torinese.
Lunghezza sentiero: 870 metri.
Dislivello in salita: 80 m circa.
Dislivello in discesa: 20 m circa.
Tempo di percorrenza: 20 min.
Piccola storia dell'Eremo di Lanzo
Un tratto del sentiero
L’Eremo, oggi purtroppo in stato di abbandono e con evidenti segni di vandalismo, fu costruito a partire dal 1661 e fu donato, assieme al terreno circostante di 175 ettari, ai frati Camaldolesi. Fa parte di altri quattro complessi simili costruiti in Piemonte nel XV secolo. Qui i monaci vivevano in piccole celle in solitudine e in preghiera. Nel 1802, in seguito alla Rivoluzione francese, l'Eremo venne chiuso e solo nel 1815 riconsegnato ai Camaldolesi. Nel 1836, dopo la soppressione della famiglia Camaldolese, l'Eremo venne dato in affidamento ai Carmelitani Scalzi che gestirono l'Eremo fino alla soppressione degli ordini religiosi. Nel 1918, passato in mano demaniale, venne affidato alla neonata Croce Rossa Italiana e convertito prima in sanatorio per i reduci della guerra e poi per la cura della tubercolosi. Negli anni ’60 del novecento venne costruito all’interno del parco un edificio adibito ad ospedale. Nel 1995 venne riconvertito in RSA (residenza sanitaria assistenziale) e definitivamente chiuso nel 2013.
Pilone votivo sul sentiero
Pilone votivo all'incrocio con la strada
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Percorsi Sindonici - Sentieri della Sindone
Cappela di Biolai sul percorso di Viù
Le testimonianze Sindoniche superstiti disseminate nelle Valli di Viù e di Ala costituiscono la preziosa testimonianza di una devozione popolare mantenutasi viva nel tempo e, ancora oggi, molte se ne trovano lungo queste antiche vie di collegamento da Chambery a Torino, vie attraverso cui la Sacra Reliquia fu trasferita nel XVI secolo. Durante i trasferimenti documentati nelle Valli di Lanzo, uno nel 1535 ed un altro nel 1578, la popolazione locale ebbe modo di conoscere la Sindone.
Due erano i colli principali percorribili per raggiungere l’alta Moriana, entrambi convergenti nel Vallone d’Avèrole: il Colle dell’Autaret (3071 m), raggiungibile dalla Valle di Viù e il Colle d’Arnas (3010 m), anche tramite la Val d’Ala. Si tratta di sentieri oggi escursionistici ma un tempo molto frequentati e transitabili fin dall’epoca romana.
Il primo percorso segue una mulattiera che, arrivando dalla piana di Ciriè, da Germagnano conduce a Pessinetto, Mezzenile e Ceres e, passando sulla destra orografica della Stura, raggiunge Ala attraverso il cinquecentesco Ponte delle Scale, oggi crollato, per poi salire a Balme.
Il secondo percorso partendo da Torino, dal castello di Lucento, dove il Duca Emanuele Filiberto nel 1578 aspettava l’arrivo della Sindone, segue la mulattiera da Val della Torre verso il Colle della Portia, attraversando Richiaglio (Biolaj), Venera, Lemie, Usseglio, Malciaussia, per salire al colle Autaret e da qui ad Avèrole (Bessans), in circa 13 ore di cammino.
Grazie a queste testimonianze ed alle fonti storiche, con il sostegno dei Lions nel loro primo centenario, il contributo di Parole e Segni di Vanni Cagnotto e con l’associazione ChaTo, è stato possibile ritracciare e marcare, con un apposito segnavia, i due percorsi e renderli fruibili al pellegrino ed all’escursionista.
Mappa del percorso in Valle di Ala
Mappa del percorso in Valle di Viù
Segnavia dei Percorsi Sindonici
Segnaletica sui Percorsi Sindonici
Altre info sui sentieri della Sindone
percorsisindonici.it
sentierisindonici.it
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Sentiero delle apparizioni Mariane
Il sentiero delle “Apparizioni Mariane” partendo da Sistina raggiunge con un agevole percorso il Santuario di Marsaglia
Questo cammino naturalistico-religioso è stato predisposto dal CAI di Lanzo e dalla Pro Loco di Monastero-Chiaves.
L’escursione, adatta a tutti, si snoda tra boschi e punti panoramici e tocca dieci edicole votive dedicate ad altrettante apparizioni della Vergine Maria. Accanto ad ognuna, una bacheca esplicativa racconta il luogo dell’apparizione ed un momento della vita della Madonna, aiutando così, per chi lo desidera, il raccoglimento e la preghiera.
Itinerario:
Si consiglia di lasciare l'auto nel piazzale della Fontana Sistina mt 1130 per poi imboccare la carrareccia che porta a Menulla fino al Pilone votivo di Curdumpero mt 1191.
Qui inizia il percorso della fede tramite una strada sterrata che entra in un bel bosco di faggi e permette di raggiungere il primo Pilone , successivamente sempre su sentiero pianeggiante si toccano altri piloni votivi sino alle case di Proima mt 1291, qui inizia il sentiero che prosegue a mezzacosta tra betulle e pascoli, dopo 10 minuti si giunge un punto panoramico nei pressi del Pilone di Punta Penna mt 1320 per superare gli alpeggi ormai abbandonati di Roc Biulai e Coucuc; lì attraversa il ruscello Rian di Spine e si passa nei pressi di un caratteristico alpeggio incassato tra le rocce Ca Dou Magu.
L'itinerario continua pressoché in piano fino alle Baite del “Casas”, oltrepassate queste si giunge in vista del Santuario di Marsaglia mt 1297.
Storia:
Il pilone di Punta Penna
Il Percorso Mariano si snoda in gran parte nel bosco con lieve pendenza, con molti tratti pianeggianti, lungo il tragitto sono posizionati 10 piloni votivi contenenti statuette raffiguranti la madonna così come è apparsa nella varie parti del mondo.
Le statuette arrivano dalle varie località in cui la chiesa ha riconosciuto ufficialmente le apparizioni, di fianco ad ogni pilone è posizionata una bacheca che illustra quando e dove si è verificato l’evento. Nei 10 pannelli è pure illustrata la storia di Maria con una sequenza storica.
Al termine del percorso, un’ultima grande bacheca raccoglie le ultime apparizioni, si giunge infine in prossimità del Santuario di Marsaglia e si rimane stupiti a vedere una costruzione così grandiosa in un piccolissimo borgo, adagiato in mezzo ai boschi.
É un sentiero unico al mondo di questa tipologia.
Si trova nella Valle del Tesso, in territorio del Comune di Monastero di Lanzo.
Osservando il luogo si può pensare che questo doveva essere un crocevia di vari sentieri che portavano a diversi alpeggi che dovevano essere molto abitati.
Panorama sul monte Vaccarezza
Infatti, nelle vicinanze sono state trovate dei manufatti in pietra e delle incisioni rupestri.
E durante la costruzione dello sterrato che porta al Santuario è venuta alla luce una pietra forata antica, ora sistemata nel piazzale davanti alla Chiesa.
L’attuale costruzione risale agli anni 1771 – 1778 e venne eretta come voto per la miracolosa guarigione di una pastorella da parte della Madonna.
Ma si pensa che la chiesa sia molto più antica.
Probabilmente, come in molti altri casi, prima è stato costruito un pilone votivo, poi una cappella ed infine l’attuale Santuario.
Ciò potrebbe essere confermato, osservando gli ex voto, i più antichi risalgono al XVII secolo.
Le pareti sono ricoperti da ex voto ( se ne contano circa 400) che sono stati realizzati con tecniche diverse: dipinti su tela o su tavole, su metallo, tempere su carta, stampa, cuori votivi in metallo argentato.
Molti dei dipinti più antichi sono stati ricollocati in un luogo più sicuro ma quelli che rimangono riescono comunque a darci un quadro significativo delle vicende storiche e sociali della vallata.
Particolarmente interessanti sono gli ex voto di guerre che partono dalla prima guerra d’indipendenza, ricordano alcuni episodi della guerra d’Africa e della prima guerra mondiale e giungono fino all’ultimo conflitto mondiale.
Il Santuario era anticamente dedicato alla Beata Maria Vergine della Pietà, ora è dedicato all’Assunzione di Maria Vergine.
Vengono celebrate due feste: il 15 agosto e l’8/p> settembre , sempre con grande partecipazione di fedeli.
Mappa del percorso
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Anello Pessinea-Villaretti
Un percorso lungo, ma, molto semplice che raggiunge numerose chiese e cappelle, segni della profonda religiosità della gente di un tempo. Il tratto iniziale di fondovalle è strettamente turistico; la rimanente parte, maggiormente impegnativa, alterna bei boschi con tratti altamente panoramici, ed è di carattere più escursionistico.
Comune: | Lemie |
Zona: | Valle di Viù |
Località di partenza: | Lemie (963 m) |
Località di arrivo: | Forno di Lemie, 840 m - Pessinea, 995 m - Villaretti, 1149 m |
Difficoltà: | E (Escursionistico) |
Tempo di percorrenza: | 4 h 30 min |
Segnavia: | 131 + 131A |
Periodo consigliato: | Maggio - Ottobre |
Dislivello: | 750 m |
Itinerario:
Fontana di Pessinea
Come punto di partenza, essendo un itinerario ad anello, va bene qualsiasi punto, Lemie, ponte di Forno di Lemie, Villaretto.
L'itinerario descritto parte da Lemie, dove si può parcheggiare l'auto prima dell'abitato, si raggiunge la Cappella della Sindone situata nella strettoia prima del ponte, si svolta a sinistra in discesa (cartelli indicatori), si percorre la stretta via nella parte vecchia del paese poi si svolta a destra e si scende alla “strada dei ponti” che attraversa il torrente Ovarda e la Stura di Viù, si prosegue costeggiando il fiume su una strada silvo-agro-pastorale fino alla frazione Villa. Si percorre poi un tratto di bosco per giungere alla Cappella di San Giulio, con affreschi risalenti al 1486, infine si raggiunge la frazione Forno con il caratteristico ponte. Lo si attraversa e si risale in un bosco di faggi fino alla Cappella della Madonna del Truc, punto panoramico.
Si prosegue in piano fino alla frazione Pessinea 995 m con la caratteristica fontana del 1880 e si risale il borgo nei pressi del vecchio forno comunitario.
Affreschi della Chiesa di San Giulio
Il sentiero ora sale con ampie risvolte nel bosco raggiungendo le case Sauna 1125 m, Tinetta 1171 m, qui si possono ancora ammirare i Benal, tipici fienili di una volta, con il tetto in paglia di segale, ora in lamiera. Una volta raggiunto il Colletto, si prosegue in falsopiano fino alle case Parneri 1181 m, con un caratteristico Pilone votivo in un bel punto panoramico, ora il sentiero in leggera salita fino alla Cresta del Vento, altro punto panoramico, poi una buona mulattiera con a lato i muretti a secco ancora in buone condizioni, ci porta a Villaretti 1149 m. Subito dopo la piazzetta si scende a sinistra su un sentiero tutto selciato che ridiscende a Lemie e quindi si arriva nuovamente alla Cappella della Sindone.
Storia:
In questo itinerario si toccano numerose chiese: la prima alla partenza, quella del Santo Sudario o della Sindone, che secondo il parroco lemiese don Caccia vi avrebbe soggiornato il Sacro lino nel settembre del 1578 quando venne trasportato da Chambery a Torino. Si passa nei pressi della Parrocchiale di Lemie, dedicata a San Michele, fu costruita dal 1689 al 1701 dopo aver abbattuto la precedente ormai insufficiente e ritenuta troppo misera e nelle sue vicinanze si scorge il Cottolengo di Lemie detto l’Ospizio. Questo nasce centodieci anni fa per la ferrea volontà del prevosto don Guglielmo Girardi di Niquidetto.
La Madonna del Truc
Proseguendo si giunge alla Cappella di San Giulio a Forno di Lemie. É un piccolo edificio in stile romanico su uno sperone roccioso. Lo fece innalzare la famiglia Goffi originaria della Val Sesia che immigrò per lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Venne eretta nel 1486 e Clemente Rovere, storico, scrisse che ancora nella metà dell’ottocento sulla facciata si scorgeva tale data. L’interno del presbitero è decorato con notevoli affreschi quattrocenteschi, considerati i più pregevoli delle Valli di Lanzo; il professore Cavallari Murat propina che appartengono alla scuola tardo jaqueriana, di notevole bellezza un affresco sulla parete di destra che raffigura San Giorgio che compie la sua impresa trafiggendo il drago. Attraversando il ponte si sale al santuario della Madonna del Truc. La primitiva cappella fu costruita da Giovanni Battista Giorgis di Forno di Lemie nei primi anni del XVIII secolo e dedicata alla Vergine Consolata. La chiesa venne ampliata nel 1830, tale data è stata incisa sul gradino dell’entrata mentre portico fu eretto nel 1890. Si narra che nel 1899, da un articolo del bollettino della Consolata, che il rettore del Santuario con altri fedeli si riparò nel porticato durante un violento temporale, un fulmine rasentò i presenti ma colpì un albero sul sagrato ed ancora oggi all’esterno della chiesa si trova un albero colpito dal fulmine, pensiamo sia lo stesso? Il tragitto continua poi verso Pessinea che è una frazione di Viù, fuori dal comune di Lemie, qui si trova la cappella di San Matteo, la prima citazione si trova nella visita Pastorale del 1674, l’odierna fu edificata nel 1805 e nella casa adiacente vi abita il cappellano che aveva anche il compito di maestro. Infine si raggiunge i Villaretti dove si trova la Chiesa di San Grato; la festa si celebra ai primi di settembre ed è sempre ben curata.
Il pilone Parneri
Il ponte di Forno di Lemie
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