Anello monte Giovetto
Profilo altimetrico intero anello (traccia nera)
Profilo altimetrico variante (traccia celeste)
Luogo di partenza: Balangero via Corio
Lunghezza sentiero: Intero anello 3900 metri, variante 1200 metri
Dislivello in salita/discesa intero anello: 250 m circa
Dislivello variante: salita 160 m circa, discesa 65 m circa
Difficoltà: E (escursionis3o medio)
Tempo di percorrenza: intero anello 1 h 45 min, 2 h se si percorre la variante
Partenza itinerario da via Corio
Piacevole escursione con un itinerario interessante che passa nelle vicinanze dei resti del castello di Balangero, della bella chiesa parrocchiale e alle imponenti cave di amianto ora dismesse. Dalla vetta, sebbene di modesta altitudine (757 m.s.l.m.), si gode di un magnifico panorama sulla pianura sottostante. Il sentiero, anche se a tratti risulta molto sconnesso, è ben segnato da bolli bianco/rossi in vernice e quindi facilmente percorribile. Si consiglia di fare il percorso preferibilmente nelle limpide giornate autunnali e invernali, ovviamente in assenza o con pochissima presenza di neve.
Descrizione itinerario
Imboccata la strada che da Balangero conduce a Corio si consiglia di parcheggiare l’auto al primo tornante dopo l’imbocco della salita. Dal tornante parte via Corio che va percorsa per circa 100 metri, sulla destra inizia il percorso su una mulattiera in salita con freccia indicante la meta.
Vetta monte Giovetto
Percorrere la mulattiera, inizialmente in salita ma dopo circa 10 min. pianeggiante; tralasciare la deviazione sulla destra che conduce a case stradella e, dopo circa 20 min. dalla partenza, ad un incrocio prendere il sentiero in salita sulla destra. Ancora 5 min. di salita e si incontra il sentiero della variante (in celeste sulla mappa). Se si tralascia la variante in circa 20 min. si arriva al colle di Cianel, in caso contrario in 25 min. si raggiunge la vetta e, con ulteriori 10 min. il colle e si ci ricongiunge con il sentiero principale. Il percorso prosegue in leggera discesa sulla destra e, seguendo sempre le indicazioni dei bolli bianco/rossi, in circa 30 min. si arriva sulla strada sterrata che passa sotto i resti del vecchio castello di Balangero e con ulteriori 10 min. alla chiesa parrocchiale. Dalla chiesa scendere da una delle due scalinate poste ai suoi lati e, percorrendo le caratteristiche stradine del centro storico di Balangero, in poco si arriva chiudere l’anello.
Ruderi del castello di Balangero
Il castello
Berengario II visse tra il 900 circa e il 966 e in quegli anni costruì, sulla cima del Truc dietro l’attuale Chiesa Parrocchiale di Balangero, in una zona che era strategicamente importante perché su una delle vie di collegamento tra pianura e valli alpine, un accampamento militare contro le invasioni degli Ungari: il “Castrum Berengarii”. Questo Castrum viene citato in un documento del 1151. L’edificio fu molte volte danneggiato dalle guerre durante i sec. XIV (in particolare nel 1347) e XV, e più volte ricostruito. Il Castello ebbe il massimo splendore durante il periodo di Amedeo VI di Savoia detto Conte Verde (1334-1383) che lo dotò di 4 torri dette la Bianca, la Nera, del Visconte (o di Donna Ambrosia) e la Turris Portae. Vi erano alte mura merlate, circondate da un fossato, sotterranei e passaggi che collegavano le torri. Il complesso fortificato era formato da due edifici a quota diversa: quello superiore era il Palazzo del Signore, in quello inferiore l’abitazione del castellano con granai, cucine, forno, mulino, alloggi e cappella. Il Castello, trasformato in villa signorile, venne distrutto durante la guerra civile tra i Savoia “Madamisti” e “Principisti” nel XVII secolo; una ulteriore demolizione si ebbe in occasione della costruzione della Chiesa Parrocchiale di San Giacomo nel 1771. Ormai non restano che ruderi, all’interno dei quali, tra giugno e luglio, avviene una rievocazione storica in costume medievale.
La chiesa parrocchiale
Chiesa parrocchiale di Balangero
La Chiesa parrocchiale barocca di San Giacomo, posta in posizione elevata sovrastante l'abitato del paese, è divenuta il simbolo del paese. Il grande edificio venne iniziato nel 1771 su disegno di Mario Ludovico Quarini, allievo del Guarini, uno dei più grandi architetti del tardo barocco piemontese. La grande volta venne ultimata nel 1811. La facciata, nonostante sia preceduta da un pronao neoclassico, ha inequivocabili spunti barocchi e certamente barocco è lo spirito di tutto il complesso. L'interno della Chiesa si compone di una vasta navata centrale longitudinale fiancheggiata da una moltitudine di spazi secondari, alla quale si aggiunge un presbiterio-coro, coperta da una cupola Guariniana. Il rettangolo della navata a croce latina, i cui quattro bracci del loro centro si aprono nei loro 4 fianchi, imposta 2 cappelle laterali e i passaggi di comunicazione con il sagrato e il presbiterio. Le numerose finestre, sentite anche nel loro valore decorativo, danno un senso luminosissimo a tutta la Chiesa. Decorata con affreschi del Fea e di Rocco Manedi e con pregevoli stucchi. Notevoli sono il pulpito intagliato, una settecentesca statua lignea di San Giuseppe dovuta a Stefano Clemente, una buona tela di ignoto del XVIII secolo rappresentante San Giacomo e posta dietro l'Altare Maggiore. La cupola riproduce in scala ridotta la struttura di quella di San Lorenzo di Torino. Dall'ampio sagrato si gode il panorama di tutto il paese, la vetta delle Alpi e tutta la pianura fino alle colline di Torino.
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